Gillian Riley
ha fatto studi storici a Cambridge e insegnato all'Università di Reading, dove con lo studio della grafica ha sviluppato la passione per la gastronomia. Ciò le ha consentito di intraprendere una doppia carriera di designer e di storica del cibo e di partecipare regolarmente ai convegni internazionali come l'Oxford Symposium on Food and Cookery..Nel 1989, con la traduzione del trattato seicentesco di Giacomo Castelvetro Frutta, erbe e vegetali d'Italia, ha posto le basi di una serie di volumi unici nel loro impianto. Renaissance Recipes (1993), Impressonist Picnics ( 1993), The Dutch Table (1994) A Feast for the Eyes, the National Gallery Cookbook' (1997) sono infatti libri nei quali la grande pittura sposa splndidamente l'arte culinaria. Interni di cucina e nature morte, tavole imbandite e trionfi di crostacei, scene di pesca e banchi di mercato sono infatti altrettante occasioni per presentare ricette preziose e menu d'autore. Inni visivi alla gola nei quali l'acqua è quasi sempre protagonista. Sotto ogni latitudine, ma soprattutto in Italia. Si pensi al pane e alla pizza, ma anche alle zuppe, alla pasta, al riso. Ovvero ai piatti che sono oggi un vanto planetario del made in Italy alimentare, ma che già nelle corti rinasimentali testimoniavano di un primato gastronomico e nel contempo artistico. Come ha recentemente ribadito Gillian Riley nella traduzione del Libro de Arte Coquinaria di Maestro Martino (2004) e in The Oxford Companion to Italian Food (2007): suo ultimo - per il momento- atto d'amore per la cucina italiana.
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